Un angolo di Parma perduto per sempre, un'istituzione culturale di fama europea che, a partire da Ranuccio Farnese, rappresento' un vero e proprio modello per i collegi di educazione.
A Parma, il Collegio dei Nobili raggiunse l'apice del suo prestigio tra il 1620 ed il 1720: numerose furono le famiglie nobili italiane e dell'ara cattolica europea che affidarono la formazione dei propri figli a questa itituzione tenacemente voluta dai Farnese e governata dai gesuiti.
Il Collegio dei Nobili venne istituito dal Duca Ranuccio I° nel 1601. Nel 1604 venne affidato alla Compagnia di Gesu’ che lo resse fino al 1768.
Nel 1700 raggiunse l’apice delle presenze con circa trecento convittori e rappresentò “un punto di incontro per i ceti nobiliaridegli Stati dell’Italia Settentrionale e un notevole momento di integrazione delle aristocrazie europee (1)
Fra i convittori compaiono le maggiori famiglie italiane e dell’area cattolica europea: i nobili Caracciolo, Doria, Gonzaga, Pallavicino, i Sanvitale della Rocca Sanvitale di Fontanellato, Simonetta, Spada, Spinola, Visconti; i letterati Scipione Maffei, Cesare Beccarla, Pietro Verri che vissero l'esperienza collegiale in periodo borbonico.
Non manca un principe ereditario di Norvegia tra il 1680 e il 1690 oltre a un principe regnante della casata Hohenzollern. Spicca il conte Pedro de Aranda, che divenne ministro del re di Spagna.
Il Collegio era collocato in un complesso di edifici (fra questi gli antichi palazzi dei conti Cantelli e Bernieri) che occupavano l’area dell’attuale tribunale, delimitata da Via al Ponte Caprazzucca, Via Conservatorio, P.le Boito, P.le Corte d’Appello, V.lo S. Marcellino.
Il motto del Collegio, Vobis atque aliis (a voi ed agli altri) era posto su un cartiglio che svolazzava sopra un alveare attorniato da api industriose.
Verso la meta’ del XVIII° secolo inizio la decadenza del Collegio determinata anche dall’apertura nel 1755 del secondo collegio istituito da Mons. Lalatta, a cui si agiunse la cacciata dei Gesuiti nel 1768.
Chiuso nel 1806, venne riaperto dieci anni dopo da Maria Luigia ed affidato ai P.P. Benedettini. Nel 1831 la Duchessa riunì i due collegi , sotto la denominazione di “Collegio Maria Luigia”. Nel 1834 avvenne il trasferimento nell’attuale palazzo a suo tempo acquistato dall’abate Lalatta e da lui riedificato nel XVI° secolo sull’antico palazzo dell’Arena.
Tra il 1710 ed il 1712 il padre gesuita Antonio Magaza annotato quotidianamente le le attività svolte nel convitto parmense e le istituzioni che lo riguardavano, ricavandone un diario-agenda esemplare per il collegio, trascritto e commentato da Miriam Turrini nel volume "Il giovin signore in collegio. I gesuiti e l’educazione della nobiltà nelle consuetudini del collegio ducale di Parma" (Bologna, Clueb, 2006).
(1) G. P. Brizzi, "Educare il principe, formare le elites. I gesuiti e Ranuccio I° Farnese, in “Universita, principe, gesuiti : la politica farnesiana dell'istruzione a Parma e Piacenza : 1545-1622” a cura di Gian Paolo Brizzi, Alessandro D'Alessandro, Alessandra Del Fante ; introduzione di Cesare Vasoli. – Roma, Bulzoni, 1980.
Approfondimenti:
Chiara Travisonni, A proposito di alcuni frontespizi di tesi del Collegio dei
Nobili di Parma